A sinistra una immagine di Giano bifronte, a destra uno schema del sistema di condotto che ha alimentato le due aree crateriche di Stromboli durante le eruzioni di Maggio 2019 (SCA, southwestern crater area, e NCA, northeastern crater area).

I due volti di Giano bifronte sono l’uno di fianco all’altro, ma il loro sguardo si apre su due prospettive diverse. Un volto vede solo il futuro, mentre l’altro vede solo il passato. Presso gli antichi romani, Giano era il dio del “passaggio”. Anche le “bocche” dei vulcani, come Giano, rappresentano un passaggio. Il passaggio tra l’interno della terra e la sua superficie, tra il dentro ed il fuori. Attraverso la “bocca” del vulcano, ciò che ha avuto origine ed ha preso forma in profondità viene alla luce, e noi vulcanologi saliamo fin sulla vetta dei vulcani proprio per raccogliere con attenzione questi preziosi prodotti che l’eruzione ha portato alla luce. Preziosi perché la struttura interna di questi prodotti eruttivi (ovvero le lave) ci racconta la storia del magma (un esempio qui), che per noi, desiderosi di capire come il vulcano “funziona”, è un elemento fondamentale.

Nel lavoro al quale facciamo cenno in questa nota (qui l’articolo in inglese), il team composto da Alessio Pontesilli, Elisabetta Del Bello, Piergiorgio Scarlato, Silvio Mollo, Ben Ellis, Daniele Andronico, Jacopo Taddeucci e Manuela Nazzari ci mostra che nel corso delle eruzioni esplosive dell’11 maggio 2019, il vulcano Stromboli, come Giano bifronte, ha mostrato due volti distinti. Da anni sapevamo che sulla vetta di questo vulcano si potevano distinguere sommariamente due aree crateriche adiacenti (SCA e NCA in figura), ma questo meticoloso studio rivela, per la prima volta, che queste due bocche (le due aree crateriche) eruttano nello stesso momento magmi che raccontano due storie diverse. Che cosa significa questo? Significa che la distinzione tra le due aree crateriche non è solo una espressione superficiale, ma ha invece una radice più profonda. Le analisi condotte hanno rivelato che le due “bocche” emettono magmi che hanno temperatura diversa e risalgono in tempi diversi. Questa evidenza si può spiegare solo se immaginiamo che le due bocche sono alimentate da un condotto ramificato, nel quale i due magmi possono seguire due percorsi indipendenti, per lo meno nelle ultime centinaia di metri prima di raggiungere la superficie.